Frasi al vento.

Lascio che le cose mi portino altrove... Ma l' animale che mi porto dentro non mi fa vivere felice mai si prende tutto anche il caffè mi rende schiavo delle mie passioni Svincolarsi dalle convinzioni, dalle pose, dalle posizioni Meccanici i miei occhi di plastica il mio cuore meccanico il cervello sintetico il sapore meccaniche le dita di polvere lunare in un laboratorio il gene dell'amore Supercalifragilespiralitoso, Autofranitendimento

martedì 26 aprile 2011

Vetro infrangibile

Adoro lo stato surreale in cui ci si sente quando si ha la febbre alta.

Le percezioni alterate, il distacco dal mondo, la sostanziale distanza da ogni cosa.
Scotto di un'ardita scampagnata sui monti con pioggia e vento,
uno scotto che pago volenteiri, però.

Ieri ho capito che lui, no, nemmeno lui fa per me.
Ho il giusto distacco, ora, per capirlo davvero.

Ebbene si, confesso, c'è di mezzo un lui,
o meglio avrebbe potuto esserci.

E' da un po' che mi gironzola intorno,
che si apposta fuori dalle mie aule di lezione,
che mi fa lunghe telefonate piene di stupide carinerie.

Mi guarda, mi sorride.
Gli sorrido.

Poi il sorriso mi si congela in faccia e con lui anche il cuore.
Bah, sarà che non sono abituata alla gentilezza ma non gli credo.

Lo odio di cuore quando si ostina a ripetere "Sei bellissima".
Odio la sua ostentata allegria,
la sua leggerezza di sentimenti,
la facilità con cui, veri o no, li esterna.

E io che non sono bellissima,
che non ho facilità di cuore
né il suo chiassoso buonumore,
ho capito che tutto questo non fa per me.

Fidarsi?
Aprirsi?
Rischiare?
LASCIARSI ANDARE?

Giammai!

E torno a non capirmi,
a non capire come sia possibile conciliare quest'irrazionale fobia verso il prossimo,
specie se di attitudine benevola,
alla necessità vitale che avverto di abbattere la separazione tra me e il mondo.
Tra me e i miei sentimenti non c'è un muro
ma un vetro infrangibile.

Posso guardare oltre senza riuscire a raggiungerli mai.

domenica 24 aprile 2011

Rinascita

Non ce la faccio più a sentirmi sempre la cicciona fuori posto, l'essere sgraziato, ottuso e insulso che sono.

E mi vergogno da morire quando mi abbuffo di nascosto.
E mi vorrei solo nascondere ogni volta che incrocio il mio sguardo nello specchio.
E vorrei solo illudermi di essere altro rispetto a questo corpo che non sento mio ma che invece mi trascina ogni giorno più in basso.
E mi senza accorgermene ad invocare la malattia, a rimpiangere i lunghi digiuni, i giramenti di testa e quell'illusione di essere null'altro che aria.

Che crediate o meno, io oggi vi auguro una vera rinascita rispetto a tutta questa maledetta vita, che non è altro che morte.

domenica 10 aprile 2011

Parla Piano

Un mese.
No, non un mese, di più... un mese che è una vita intera.

Nascita, crescita e... morte.

Sto male ma non è il cibo a preoccuparmi.
Si, ok, non mangio per giorni interi.
Poi mi abbuffo, vomito e piango.
Poi digiungo.

Ok, ma non è questo.

E' che... sono ancora troppo fragile.
Il mondo mi precipita in testa e non ho nulla con cui farmi scudo.

Ad uccidermi sarà una parola cattiva,
a seppellirmi un'incomprensione.

Veniamo a noi...
lo so che non è questo il modo di gestire i rapporti, di rendere la giusta importanza a chi ha ogni volta la pazienza di leggermi, di ascoltarmi, di consigliarmi.

Lo so e... non riesco a farci niente.
Solo, scusate, se potete.

E a te che sparisci, riappari e pretendi.
A te che aggredisci, ferisci e ti senti ferito.
A te che parli tanto ma non ascolti mai.
A te che ho troppo ascoltato e con cui non non ho più la forza né la voglia di parlare.
A te che non lo saprai mai perché, in fondo, non c'è nulla da sapere,
nulla che non avresti potuto leggere nei miei occhi se solo ti fossi fermato un attimo a guardare.
A te che, lo so, non meriti più lacrime o dolore.

E a me, che nonostante te, sono ancora umana.