Frasi al vento.

Lascio che le cose mi portino altrove... Ma l' animale che mi porto dentro non mi fa vivere felice mai si prende tutto anche il caffè mi rende schiavo delle mie passioni Svincolarsi dalle convinzioni, dalle pose, dalle posizioni Meccanici i miei occhi di plastica il mio cuore meccanico il cervello sintetico il sapore meccaniche le dita di polvere lunare in un laboratorio il gene dell'amore Supercalifragilespiralitoso, Autofranitendimento

mercoledì 30 giugno 2010

Bollata

Ho i nervi a fior di pelle...

sento il fiato sul collo da parte dei miei,
all'improvviso convinti che io sia dimagrita troppo.

Detesto serntirmi controllata,
sono una persona fin troppo indipendente e testarda per sopportare che mi si facciano i conti in tasca.

Andiamo con ordine

Ieri pomeriggio sono andata a camminare, due ore senza meta.
Il sole negli occhi, le cuffie nelle orecchie, la mente leggera.
Amo camminare, andare, non fermarmi.
A passo spedito ma senza fretta godere ogni attimo,
assorbire il sole,
prenderne l'energia.

Alle 20 e 30 sono rincasata.
Doccia fredda.

Mangio, cerco di contenere.
Nonostante ciò
con tono sprezzante arriva
un simpatico commento:

"Un altro po' sei anoressica".

Mio padre l'ha detto così,
con ironia, con disprezzo.
Parole gettate a caso,
senza cura,
senza convinzione,
ma che mi hanno fatto gelare il sangue.

Non ha la benchè minima idea di ciò che io sia o non sia.
Non immagina neanche chi io sia o non sia.
Come potrebbe dato che non mi conosco io stessa?
Tutti sanno tutto.
Bollata.
Un'etichetta è sufficiente.
Marchio che vuol dire scarto, 
avanzo,
pezzo difettoso da rimandare al mittente.

Pochi complimenti, arrivederci e grazie. 

Parlare.
Sputare sentenze e veleno
costa poco, è facile
ed indolore.
Almeno per loro.

E' da  ieri sera che va avanti così.
Sono stanca.

martedì 29 giugno 2010

Come se ti volessi punire per qualcosa.

Non abbassare la guardia, mai.

Ero in bagno .
Mi sono fatta altri segni sul viso.
Poi ho inziato a vomitare, oggi non mi riesco a contenere.
Ho sentito un rumore e d'istinto ho tirato lo scarico.
Giusto in tempo.
Apro la porta e trovo mia madre.
Mi fissa un attimo, nota i segni.
"Perché lo fai?"
"..."
"Eppure stavano guarendo...
E' come se ti volessi punire per qualcosa...".
Come se.. già...


Muta, scappo.
E' la cosa che mi riesce meglio.

lunedì 28 giugno 2010

Stato di abbandono.

Un fiume in piena
invade gli argini.
Acqua e fango,
inseme.
Le correnti sono forti, mi portano via.
Spezzano i legami,
disperdono,
allontanano.
Sono stanca. 
Le gambe cedono.
Cado.
Resto qui,
trascinata dalle acque,
portata via dal vento.
Non ho la forza di lottare,
non mi importa.
Non ho voglia di lottare,
voglio solo arrivare a non sentire niente.
Non sentire niente vuol dire niente dolore,
niente panico,
niente ricordi....
prospettiva allettante.
Si. Sto.
Al centro del fiume,
in uno stato di abbandono.

domenica 27 giugno 2010

Scatti

Detto fatto bella gente.
Come promesso, nel blog troverete il link alle foto di cui vi ho parlato a cui se ne aggiungeranno costantemente altre già tra stasera e domani.
♥♥♥Foto a profusione♥♥♥
Terrei davvero tanto a leggere i vostri commenti, a sapere cosa ne pensate.
Ci conto, ragazze!
Un bacio ♥

Buonanotte a voi.

Serata particolare, artistica, ispirante.
Ho scattato tante belle foto che vi farò vedere presto.
Le mie foto,
il mio amore da troppo tempo trascurato.
Che bello risentire il rumore dello scatto.
Ora vi lascio,
l'ultimo pensiero di questa lunga giornata va a voi.
Sogni d'oro ragazze,
grazie col cuore di tutto.

sabato 26 giugno 2010

Intolleranze...(alimentari)

Giorno ragazze,
vi aggiorno con una novità.
Documentandomi in internet mi sono informata circa le intollerzanze alimentari ed ho letto che mangiare alimenti a cui si è intolleranti può portare coliti e problemi di sorta.

Inoltre, sarebbe causa di gonfiore nonché ostacolo nella dieta.
Decisamente una faccenda da approfondire...
Detto fatto,
ieri pomeriggio sono andata a fare il test
e sono risultata intollerante a una quantità spropositata di cose.

Per alcune mi dispiace un po', per altre molto meno,
vi riporto l'elenco:

  • sodio benzoato (conservante)
  • parietaria
  • cipolla
  • pancetta (mai mangiata in vita mia )
  • pollo
  • tacchino
  • orzo
  • olio extra vergine d'oliva 
  • fruttosio
  • ananas (!!!)
  • arancia ( ! :( )
  • melone
  • uva
  • arachidi
  • fontina (odio i formaggi, poco male)
  • margarina
  • mozzarella
  • merluzzo
  • sgombro
  • sogliola
  • fagiolini (addio fagiolini con la menta!)
  • finocchio
  • insalata riccia
  • lattuga (catastrofe!)
  • melanzane (tragedia!)
  • peperone (disastro più nero!)
  • pomodoro (incommentabile!)
  • rucola
  • scarola
  • spinaci
  • zucchine
Insomma ragazze,
passi per gli alimenti grassi (anzi, evviva!), ma le mie povere verdurine non avrei proprio voluto sacrificarle.
Beh, pazienza, se questo può essere uno strumento utile, tutto è lecito!
Quella di sottopormi al test è un'ideuzza che mi frullava da un bel po' nella testa, finalmente mi sono decisa a tentare.
In fondo non ci perdo nulla ;)
Ovviamente vi terrò aggiornate su eventuali risvolti e, si spera, miglioramenti. 
E voi ragazze, come state?
Qualcuna di voi ha mai fatto questo test?
Come vi siete trovate? Oppure pensate di farlo?
Mi piacerebbe sapere che ne pensate, ma soprattutto come state. Se volete qualche info, inoltre, per quanto concessomi dalle mie scarse conoscenze sono a vostra disposizione.

Un abbraccio a tutte, spero passiate una bella giornata!

venerdì 25 giugno 2010

Calci in faccia.

Io sarò anche insopportabile, terribile, isterica.
Si, lo sarò soicuramente,
ma allora perché provocarmi,

perché provare gusto nel farmi del male?
Per vedere fino a che punto posso reggere?
Che gioco è?

Eravamo al supermercato,
stavo dicendo a mia madre che ero soddisfatta di un paio di occhiali vintage che ho comprato ieri.
Senza neanche guardarmi in faccia mi fa:
"Sarebbe molto meglio se la smettessi di farti quello schifo in faccia".
Non rispondo ma lei non si accontenta, ne vuole di più:
"Sei fonti di continue preoccupazioni".
A questo punto rispondo:
"In questa casa le frustrazioni di tutti si scaricano su di me. Ti sei mai chiesta perché faccio così? Te ne è mai importato niente? Ti sei chiesta questi segni sul viso cosa signifiicano?".
Risposta serafica di mia madre:
" Che sei pazza, sei un peso".

Ragazze, perché?
Perché deve sempre essere così?
Eppure mi vuole bene, cazzo.
Perché mi deve fare del male così, senza motivo?
Per spronarmi?
Non credo che si possa spronare una persona prendendola a calci in faccia.

giovedì 24 giugno 2010

La ragazza senza seno.

Non sto perdendo peso, se mai ne sto acquistando.
Oscillo.

100, 200 grammi...300...

Sempre più informe,
gambe enormi,
stomaco gonfio.


Mi guardo allo specchio.
Non vorrei essere io, no.

Prima guardavo un documentario
su ragazze che non accettano il proprio corpo.

Una ragazza bellissima,
magra e splendida,
stava male per la sua assenza di seno.

Ai miei occhi era semplicemente perfetta.

Lei piangeva
e dall'altra parte dello schermo piangevo anche io.

Il suo corpo era semplicemente bellissimo,
molto più di quanto io osi sperare.

Non siamo mai felici per ciò che abbiamo.
Mai.

Poi mia madre mi ha chiamato a pranzo,
piazzandomi sotto il naso un
piatto di pasta
enorme
che mi ha costretto a mangiare.

Ho nascosto parte del cibo,

poco rispetto a quello che avrei voluto.
Non voglio immaginare se mi avessero visto...

Unica cosa importante in questa casa è mangiare:
se mangi stai bene.


Il cibo è salute?
A me veniva da vomitare
Che infinita idiozia.

martedì 22 giugno 2010

Veleno serale

"Cosa fai al computer?"
"Niente. Scrivo".
"E cosa potresti mai scrivere di così importante perché qualcuno voglia leggerlo?
A chi mai potrebbe interessare? ".
"...A nessuno mamma, nulla".


Piccole dolcezze serali,
giusto per chiudere in bellezza una giornata
iniziata stanotte alle 3 e 30
in preda ad allucinazioni/incubi
che non sto neanche a descrivervi...
(maybe one day).

Decisamente una degna conclusione.
Buonanotte ragazze.
Grazie per esserci.

lunedì 21 giugno 2010

10 chili in 10 minuti

Un pacco di biscotti.
Intero.
10 minuti ed è andato via.
Non sono riuscita a fermarmi.
Il cervello diceva di smettere,
la bocca voleva solo mangiare.
Fottuti biscotti,
Fanculo a me!

Perché invece che andare avanti
non faccio altro che tornare indietro?
Perché faccio solo danni?
Perché mi ostino a darmi sempre la zappa sui piedi?
Mi sento uno schifo.
Sono uno schifo.
Vado a cercare di rimediare
al mio ennesimo disastro.
Ci metterò un bel po'.

Mi odio.

domenica 20 giugno 2010

E' tornata la pioggia.

Io amo la pioggia.
Tutto è più lucido quando piove,
i colori sono più accesi
ma i contorni meno nitidi.

Com'è bella la pioggia.




Il temporale,
con tuoni
e lampi inaspettati
ha un fascino minaccioso.
Ineguagliabile.



Oggi piove, tanto.
Lampi fuori e dentro me.
E' tempesta.


Sa di violenza, di umido, di vento.
Sa di elettricità,
di energia cinetica,
di potenza.
E di arrendevolezza,
di necessità.





        


Sa di urgenza di lasciarsi andare
in balia di questo vento
come una foglia.
Trascinata,
bagnata,
stanca.





Soffia forte, stasera.


Ho freddo.

La libertà si paga in chili.

La libertà si paga in chili.
Una serata senza pensieri
costa davvero cara.

Sono venuti a passare la serata a casa mia,
serata tra amici.

Sono restati tutta la notte
a parlare,
a scherzare,
a farmi dimenticare,
per un momento,
chi sono davvero.

Per un secondo,
a quelle risate,
ci ho creduto anche io.

La mattina dopo accenni a discorsi non proprio allegri,
fuggo lo sguardo,
non voglio che sappiano.

Brutto momento ogni qual volta che iniziavano a mangiare qualche schifezza.
Brutto momento tutte volte che non riuscivo a defilarmi velocemente e,
pressata da sei occhi addosso,
ero costretta a ingoiare qualcosa.
Almeno le bibite,
coca-cola e schifezze simili,
sono riuscita ad evitarle.
"Non bevo coca da quasi un anno"
"... Perché?".
"...".

Il giorno dopo ognuno a casa sua,
ognuno con la sua vita.

Tornata al mio posto
non ci sono risate a riempirmi le orecchie.
Non ci sono persone a colmare il vuoto.
Cenerentola torna dal ballo,
ma com'è ovvio
nessuno verrà a cercarla armato di scarpetta.


Solo questo maledetto corpo,
questa maledetta bilancia che,
onnipresente,
non fa altro che
ricordarmi la verità.


E' solo che ieri sera,
complice forse l'alcol,
forse solo la mia stupidità,
tutto sembrava semplice. 

Era da prevenire.
Non mi restava che accettarne le conseguenze.

E' tempo di rimediare.
Tanto per cominciare, oggi lassativi.
So bene che non servono, che fanno male.
Ma sono gonfia
e non ne posso più di essere una mongolfiera.
Il resto non conta, non oggi.


Infondo lo so bene,
tutto ha un prezzo e
la libertà si paga
in chili.

giovedì 17 giugno 2010

Macchine.

Quanto dolore intorno a noi,
dentro di noi.

E' così difficile sorridere?
O meglio, è così difficile sorridere di cuore?
Non ricordo.
Una volta sapevo farlo,
tanti anni fa.
Così tanti che non lo ricordo.

Meccanico.
Tutto è meccanico,
ragionato, programmato.
Perché nessuno sappia. Mai.
Battuta--- sorridi(digrigna i denti)-ridi(singhiozza)-nascondi gli occhi, quelli non sanno fingere.
Ricordati di farlo ogni qual volta che gli altri ridono,
ogni qual volta supponi che un soggetto normale riderebbe.

Tu non sai ridere,
le macchine non ridono.
Le macchine non sentono.

Allora cos'è questa maledetta
lama che mi spezza il fiato?

Un malfunzionamento, è chiaro.
Non sono lacrime,
sono perdite di olio e benzina,
non è dolore,
è solo un ferro vecchio,
arrugginito,
buono solo da rottamare.




Meccanici i miei occhi 


di plastica il mio cuore 


meccanico il cervello 


sintetico il sapore 


meccaniche le dita 


di polvere lunare 


in un laboratorio 


il gene dell'amore. 

martedì 15 giugno 2010

L'eterna ultima.

Ragazzi,
ho avuto quella notizia.

Ovviamente l'ennesima delusione,
non ce l'ho fatta, come sempre.

Quanto ci credevo,
non avete idea.

Erano giorni che non pensavo ad altro,
convinta che questa volta, si,
sarebbe stata la rivalsa.

Piango tutte le mie lacrime non solo per questa sconfitta
ma per il mio essere una sconfitta cronica,
sempre, nella vita.
E' possibile che esista una persona così inutile?
Come si può essere così incapaci?
Basta guardare me,
sono l'esempio vivente del fallimento.
Attenzione, non mi sto piangendo addosso,
ma all'alba di questa nuova patetica riuscita
questo dolore ci sta tutto.
E' un incubo...
perché non vado mai bene?
Perché non c'è una volta in cui io ce la faccia?
Un buco al centro del petto
mentre gli altri sono felici.
Sono l'eterna ultima e,
credetemi,
fa male.

lunedì 14 giugno 2010

Cemento

Avevo scritto un intervento allegro, stupido, in un momento d'euforia.
Allegria passata, tutto cancellato.

Se deprimente non mi si può subire, allegra sono ancora peggio, fidatevi.

Sono ancora in attesa di quella notizia ma sono stanca,
sfiduciata, demotivata.
Insomma, tutto normale.

Non commento neanche la mia condotta alimentare,
disastrosa, orrenda e patetica
sono eufemismi.

Questi sbalzi d'umore non mi fanno bene
e mi rendo conto che starmi dietro
è impossibile.
Fossi un altro,
mi abbandonerei senza pensarci due volte.

Purtroppo devo rimanere in mia triste compagnia,
brutta storia.

La parte di me, quella bella (se c'è)
è costretta a marcire qui giù
insieme a questo cumulo di grasso,
paranoie e complessi.

Già... brutta storia,
brutta storia davvero...







Sono come il cemento.
Ruvida,
fredda,
pesante.

Sgradevole al tatto e alla vista.

Peccato che del cemento non abbia preso la forza ma,
si sa,
a me piacciono solo i difetti.

C'è chi nasce fiore e chi nasce cemento,
io sono fatta solo per soffocare il colore.

Cemento sul cuore,
cemento nello stomaco,
cemento nel cuore.

Inutile sognare,
il cemento non può volare.

Di pallone e d' idiozia.

Agitata, in attesa di una risposta importante.
Dal balcone sento voci,
parlottare concitato,
clacson e schiamazzi di sorta.
Bandiere alle finestre,
esaltati per la via.
Urla, frenesia, rabbia.
Quante cose per uno sport.
Quante cose che non hanno nulla a che fare con uno sport.
Io non odio il calcio
ma chi ne abusa
(citazione, a chi la sgama in premio una calorosa stretta di mano * _*).
Odio questo finto patriottismo,
tutti insieme a gridare "forza Italia" e cazzate simili.
Il giorno dopo tutto come prima.
Branco d'idioti.
L'Italia è il pallone?
Totti è il nuovo candidato premier?
Nessuno grida quando in Italia succede qualcosa di davvero serio?
(Vedi Non facciamoci mettere il bavaglio).
Non ho visto nessuna bandiera,
non ho sentito grida in strada.
Ci vogliono stupidi e stupidi siamo,
signor sì, comandante!

domenica 13 giugno 2010

Frigo-Bagno-Frigo: Coast to Coast

Oggi ho fatto davvero un disastro.
La mattinata è trascorsa relativamente tranquilla, ma dal pranzo è cominciato l'inferno.
Io non resisto mai.
Mangio tanto, per completare il quadro aggiungo un cremino.
Ovviamente mezz'ora dopo in corpo mi è rimasta (spero molto) meno della metà di tutto quello che ho mangiato.
Poteva bastare, no?
No.
Un'ora dopo fame, tanta fame.
Insopportabile, di nuovo.
Argino la cosa con un po' di frutta, non basta.
Se disastro deve essere, allora, che disastro sia:
un budino e un pacco di gallette di riso.
Intero.
Mezzo litro d'acqua e bon.
Questa volta però non ha funzionato così bene.
Risultato: ho in corpo molto più cibo del dovuto,
mi sento sporca.
Pancia e testa ai limiti dell'implosione.
Lo stomaco è in fiamme,
sono giorni che ho dolori.
Ora fitte, ora bruciore.
Con questo trattamento, poverino,
ha tutte le ragioni di protestare.
Non mi ferma neanche questo,
non so davvero che fare.

sabato 12 giugno 2010

Idrofoba.

Sono idrofoba, rabbiosa, forse anche un po' isterica.

Un cane in autostrada che corre lungo il ciglio,
che abbaia alle macchine aspettando che qualcuna lo butti sotto
e metta fine al suo girovagare insensato.

Sono come quel cane odiato, odioso, deriso.
Abbandonato.

La mia autostrada è questa stanza,
nessuno passa, nessuno mi porta via.

Se qualcuno si avvicina io lo mordo,
sperando di fargli male.  

Volere una carezza non significa saperla ricevere.
E' un mio enorme problema, enorme, enorme...
E' il problema,
la sofferenza,
il male.

Questo so fare,
mordere e piangere.
Leccarmi le ferite e ricominciare.

Come un cane sono fedele
ma non dimentico chi mi fa del male.

Picchiata troppe volte
mordo per non correre il rischio di averne ancora.
Ogni carezza è un potenziale schiaffo.
Ogni abbraccio una stretta mortale.

Vorrei, solo, qualcosa di assurdo...
vorrei potermi fidare.

Fino in fondo, accettata,
desiderata, Io.

La donna senza volto,
il cane rognoso chiede amore,
non lo merita ma lo chiede lo stesso.
Sogna di imparare cos'è una carezza.

Infondo, forse,
questo maledetto cane
non meritava neanche
che gli spezzassero una ad una le zampe
per esclusivo diletto.   

venerdì 11 giugno 2010

Non facciamoci mettere il bavaglio.

La Repubblica, 11/06/2010
Editoriale, Ezio Mauro.


Una prima pagina bianca, per testimoniare ai lettori e al Paese che ieri è intervenuta per legge una violenza nel circuito democratico attraverso il quale i giornali informano e i cittadini si rendono consapevoli, dunque giudicano e controllano. Una violenza consumata dal governo, che con il voto di fiducia per evitare sorprese ha approvato al Senato la legge sulle intercettazioni telefoniche, che è in realtà una legge sulla libertà: la libertà di cercare le prove dei reati secondo le procedure di tutti i Paesi civili  -  nel dovere dello Stato di garantire la legalità e di rendere giustizia  -  e la libertà dei cittadini di accedere alle informazioni necessarie per conoscere e per sapere, dunque per giudicare.

La violenza di maggioranza è qui: nel voler limitare fino all'ostruzionismo irragionevole l'attività della magistratura nel contrasto al crimine, restringendo la possibilità di usare le intercettazioni per la ricerca delle prove dei reati. E nel voler impedire che i cittadini vengano informati del contenuto delle intercettazioni, impedendo ai giornali la libera valutazione delle notizie, nell'interesse dei lettori. Tutto questo, mentre infuria lo scandalo della Protezione Civile, nato con le risate intercettate ai costruttori legati al "sistema" di governo, felici per le scosse di terremoto che squassavano L'Aquila.

Le piccole modifiche che sono state fatte alla legge (si voleva addirittura tenere il Paese al buio sulle inchieste per quattro anni) non cambiano affatto il carattere illiberale di una norma di salvaguardia della casta di governo, terrorizzata dal rischio che i magistrati indaghino, i giornali raccontino, i cittadini prendano coscienza. Anzi.
La proroga dei termini per gli ascolti, di poche ore in poche ore, è proceduralmente più ridicola che macchinosa. E le multe altissime agli editori non sono sanzioni ma inviti espliciti ad espropriare la libertà delle redazioni dei giornali nel decidere ciò che si deve pubblicare.

Ciò che resta, finché potrà durare, è l'atto d'imperio del governo su un diritto fondamentale dei cittadini  -  quello di sapere  -  cui è collegato il dovere dei giornalisti di informare. Se questa legge passerà alla Camera, il governo deciderà attraverso di essa la quantità e la qualità delle notizie "sensibili" che potranno essere stampate dai giornali, e quindi conosciute dai lettori. Attenzione:
la legge-bavaglio decide per noi, e decide secondo la volontà del governo ciò che noi dobbiamo sapere, ciò che noi possiamo scrivere.
Con ogni evidenza, tutto questo non è accettabile: non dai giornalisti soltanto, ma dai cittadini, dal sistema democratico. Ecco perché la prima pagina di "Repubblica" è bianca, per testimoniare ciò che sta accadendo. E per dire che non deve accadere, e non accadrà. 


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L'intera proprietà del materiale contenuto in questo post è, ovviamente, dell'autore.
Mi sono permessa di "appropriarmene" evidenziando i  passaggi a mio avviso più significativi.
Non facciamoci mettere il bavaglio, gente.
Non consentiamo mai a nessuno di scegliere per noi.
Sempre e comunque libertà d'espressione.

Panico!

Sono agitata.
Agitata come non ero da un po' di tempo.
Non che di solito sia una persona calma, lo avrete capito,
ma in questo momento sono praticamente in uno stato di panico.

Non mi soffermerò a descrivere cosa lo ha scatenato,
per tutti sarebbe giustamente un'idiozia, ma a me anche le sciocchezze fanno effetto.

Incasso tutto, ogni colpo è un centro.
1000 punti.

Scrivo cercando di concentrare la mente sulle parole
per le quali mi scuso, sono brutte, incomprensibili, forse sgrammaticate.
Lo so, non posso fare altrimenti.

Questo è stato un panico necessario, premeditato ed inesorabile,
una situazione che attendevo certa che prima o poi sarebbe venuta.
Spero solo di riuscire a reggerla
ma le mani e la testa mi tremano così forte che non lo so, non lo so...

Per una volta,
una volta sola nella vita
voglio essere forte.
Chiedo di essere forte.
Pretendo di esserlo.

Tutto per riconquistare un centimetro di spazio,
per scacciare almeno fittiziamente un po' di solitudine.
E' il mio centimetro quello che chiedo,
non voglio fare del male a nessuno.
Spero che mi venga ricambiata la cortesia,
tutto qui.

E' l'unico modo per non sparire.

martedì 8 giugno 2010

Manco di grigi.

Giornate piene, dense, caotiche.
Non oso pensare a cosa sarà domani.
"Tanto da fare e così poco tempo" recita il cliché di turno.
La mia vita, infondo, non fa altro che rimbalzare da un estremo all'altro,
non ne è mai sazia:
il caos - la stasi
le luci - il più nero fallimento
uno sterile infantilismo - un'oscena senilità d'animo                          
                                                                                              
                                     ... direi che l'elenco possa chiudersi qui.

A me decisamente mancano i grigi, le sfumature, le vie di mezzo.
Non so sinceramente se sentirne la mancanza.
Nel contrasto infondo cosa c'è?
Violenza, d'accordo.
Ma anche interesse,
imprevisto,
bellezza.

Si direi proprio che per ora i grigi possano aspettare.






Nota di chiusura di questo intervento lampo:
Ancora grazie a bitterhoney78, 
stavolta per lo splendido intervento che mi ha dedicato.
"Eppure sono viva, tanto viva da sembrare morta,
 la mia anima è tormentata dal nulla"...
Grazie di cuore.

Grazie anche a fatinapuffetta,
che ha deciso di seguire il blog.
Benvenuta, mi raccomando,
fatti sentire!    

Grazie ancora
a entrambe,
un abbraccio.

lunedì 7 giugno 2010

Il mostro.

Abbuffata colossale:

  • Due arancini di riso
  • Té in bottiglia (quindi pieno di zuccheri)
  • Un cornetto algida
  • Una fetta di pan bauletto ai cereali
  • Non so quanti biscotti alla crusca
Tutto questo strafogato, non mangiato.
Fagocitato in un secondo.
In cinque minuti ho bevuto mezzo litro d'acqua.
Mentre scrivo a nausea cresce.
Ora altri cinque di pausa, altro mezzo litro 
e vediamo di chiudere quest'orribile faccenda.

Inoltre non la smetto di deturparmi con segni rossi,
sono un mostro pieno di cicatrici
tutte sul viso.
Croste, segni, sangue.
Poi cerco di coprire tutto col correttore.
Mi vergogno.
Non la smetterò mai.
Mi detesto troppo per farlo.
Sono un mostro, dentro e fuori.
Mi odio,
i miei per questo mi odiano(giustamente è l'unica cosa che capiscono).
Tutti gli altri, invece, non vedono neanche questo.
Non capiscono neanche questo.
Nessuno lo ha mai capito.
E quando dico nessuno lo intendo in senso assoluto, tutti troppo occupati.
Una brutta acne, certo.

(Nota a margine: 
Ragazzi/e, è mai capitato a qualcuno/a di comportarsi così? 
Nel caso per favore contattatemi privatamente.
Grazie).

Cinque minuti fa mia madre mi ha scoperto in bagno a graffiarmi (menomale che non mi ha visto mezz'ora prima a vomitare) e ha iniziato a urlare
                        " Tu sei matta!" 
" Tu sei matta!" 
                " Tu sei matta!" 

"Si povera madre, sono matta, hai una figlia matta, povera!".
Silenzio. 
Mi sento davvero uno schifo.

La gabbia di vetro

Sola.

Disperatamente,
completamente,
irrimediabilmente sola.
A livello fisico,
a livello mentale,
più di un oceano tra me e il mondo.

Tutti fuori a ridere, piangere, urlare giù in strada.
Io qui, dietro i vetri sporchi a sorridere,
spiare, desiderare di vivere altre vite.

Da una gabbia in rovina anche questo schifo di mondo sembra migliore.

Io vedo loro ma mai nessuno mi vede,
forse perché non c'è molto da vedere.

Tutti che passano,
mai nessuno mi parla davvero.

Passo giornate in silenzio,
poche parole di sfuggita senza alcun peso
scivolano via, inutili.

E' così che vivo,
in una gabbia di vetro attraverso la quale
nessuno vuole guardare
ma dalla quale io spio il mondo
e immagino di viverlo davvero.

                                                                                                  

Colgo l'occasione per rimediare a una mia grave mancanza:
 anche se con qualche giorno di ritardo
 ringrazio e saluto bitterhoney78.  
Grazie per aver deciso di interessarti
 a me ed alla mia storia,
mi hai regalato un sorriso,
mi hai fatto sentire meno sola.
A te e alle altre persone che leggono dico:
"Fatti sentire se ti va, significherebbe molto per me".
Un abbraccio a tutti.

domenica 6 giugno 2010

La mia notte.

Giornata pigra, lenta svogliata.
Giornata vuota, grigia annoiata.
Solitaria, spenta, taciturna.

Dominica sera,
quell'ora in cui il giorno morto lancia le ultime grida
prima di fare spazio alla notte.
Ed io con lui.

Tra poco il buio coprirà ogni cosa
e non ci saranno più forme, colori o accenti.
Tutto sarà notte,
tutto sarà uguale.

Per me la notte è amore.
Per me la notte è paura.
E mistero, ignoto, incanto e terrore.

Io ho paura del buio,
di ciò che dietro esso si cela.
Eppure lo venero,
lo amo, mi ossessiona.

Questa è la mia notte,
una notte non fatta per dormire
ma per immaginare,
volare.
Cadere.

Una notte fatta per nascondere
con la complicità del buio
il mio essere imperfetto
che la luce crudelmente evidenzia.

Tutto tace fuori
tutto dentro di me urla
si contorce,
poi giace.

Al buio non mi vedo
ma mi riconosco.

Non ci sono contrasti,
al buio tutto è nero
come la mia mente
come il mio cuore.

E' questa la mia notte.

Parlare?

Oggi è partita,
tornerà a casa solo tra qualche settimana.
Sguardo sicuro,
finalmente testa alta,
valige alla mano e tanta sicurezza:
"Io ce la faccio, ora so di poterlo fare".
Alle 3 di notte questo il saluto,
una promessa.

Troppe cose sono successe in questi giorni, tutte mi affollano i pensieri.
Ci metterò un bel po' per mandarle giù.
La telefonata di ieri per me è stata davvero una dura prova,
una cosa stupida, lo so.
Non chiedetemi perché.
La serata un po' di meno anche se i momenti neri ci sono stati.
Evidentemente volerne parlare così apertamente fa parte del processo di guarigione.
Non sento questo desiderio, come devo interpretarla?
Bon.

Mi sento stupida, probabilmente lo sono.
Ottusa, eccessiva, emotiva.
Si, sicuramente lo sono.

sabato 5 giugno 2010

Siamo solo dati. Io sono lo zero.

Sono a telefono con la mia amica, quell'amica.
Mi ha chiesto aiuto per cercare materiale per la sua tesi.
E' disperata perché le mancano i dati per completare il secondo capitolo.
"Non c'è niente in giro" dice convinta.
Ovviamente mi sono messa subito a disposizione.
Le voglio bene.

Quando le ho chiesto quale fosse il tema,
cosa dovevo aiutarla a cercare,
non mi sarei mai aspettata questa risposta.

"Bulimia: cause socio-culturali".

Io non ci posso credere.
Mi prende in giro?

Tremo.

Ne vuole parlare, ne sta uscendo, si sente più forte.
E' stata Binge, ora ha perso più di 20 chili.
Ce la fa,
è libera.
Beata lei.

Se solo sapesse che  ho ancora la gola gonfia e in fiamme, gli occhi lucidi.

Sto cercando di mantenere la calma.

(Non ci posso credere, non realizzo).

Non voglio parlare,
lascio sia lei a condurre il gioco.

Mi limito a cercare, a passarle statistiche agghiaccianti,
numeri, dati, nomi.

Siamo solo percentuali, gente.
Fottutissime percentuali,
numeri in una grottesca statistica di ricerca.
Ogni lettera è una pugnalata.
Cerco di non leggere,
le invio il materiale basandomi su
un'occhiata superficiale.
E' il mio massimo.
Il resto lo farà da sé.
Materiale per uno studio asettico,
condito forse con un po' di pietà.
Non ho mai voluto avere a che fare con queste cose,
so cos'ho, qual'è mi fa male,
non ho bisogno di un medico che mi dica che sono una merda.
Lo so da me.
Ho sempre preferito essere una persona
che si relaziona con altre persone.
Mai un numero,
una maledetta ed insignificante percentuale
inserita in un grafico inutile.
In questo momento sono un numero,
un nulla di quell'uno percento che non conta nulla.
Come tale mi sento ora,
vuota, meccanica.
Che bello vedersi con i gentili occhi altrui.

Aiuto, per favore.
Aiuto.

venerdì 4 giugno 2010

Straniante.

Sono state ore dense, piene.

Direi di cominciare dall'inizio.
L'altra sera, come annunciato, ho rivisto la mia amica.
Più serena, più magra, più felice.
Fino a qui tutto fantastico.
Intorno all'una andiamo a bere una cosa,
ottimo.
Ci sediamo al tavolino e parliamo.

Di disturbi del comportamento alimentare.

Non chiedetemi come sia saltato fuori l'argomento,
l'unica cosa certa è che in quel preciso momento sarei sprofondata negli inferi,
volentieri.

La mia amica mi confessa di essersi documentata sui DCA,
ammettendo il sospetto di essere stata Binge per tutti questi anni.

Io semplicemente non respiravo.
Nulla. Immobile. Un ronzio nelle orecchie, tremendo.
Io lo sapevo. 
Lo sapevo?

Avrei voluto parlare di qualsiasi cosa, del tempo, di politica, di cinema.
"No!" è l'unica cosa che pensavo, cercando di nascondere l'improvviso tremore.

Sapevo delle quantità di cibo esagerate che mangiava, cibo spazzatura ovviamente.
Anni fa, prima di tutto questo, più volte tastai il terreno (Pessima mossa? Ok, chi sa fare di meglio?).
Una reazione di rabbia, dolore trattenuto.
Capii che non era la strada, desistetti.
E non ho mai pensato.
Terribile.

Non ho mai veramente focalizzato l'attenzione sul problema.
Ho sempre pensato a pessime abitudini alimentari,
mai a DCA veri e propri.

Ora è più sicura, si cura, si rispetta.
E vedo tante cose che fino ad ora ho dato per scontate,
con l'occhio mio malgrado consapevole
di chi conosce quel dolore.

E lei, non esterna ma almeno meno coinvolta
me ne ha parlato.
(E io zitta, fingendo. Muta).

Le ho detto di non stare più prendendo e gocce perché, in assenza di una vera terapia, non volevo crearmi (un'ulteriore) stupida dipendenza.

(Ferma e zitta anche lei e 
una piccola nota di conforto
per me.
Non sono l'unica a non sapere 
proferire verbo in dati casi).

Ovviamente non sa niente. 
Solo di questo vano tentativo di assumere blandi calmanti per lenire la mia ansia galoppante.
Quantomai inutile, andiamo oltre.


Ieri sera e questa mattina a pranzo ho nascosto il cibo.
Mi vergogno.
Sono stata costretta a mangiare un cremino, la nausea è stata immediata.
Stasera non credo di riuscire a trattenere molto.
Di solito non è così. 
Che mi prende? 

Questa mattina si è verificato l'ennesimo fatto strano.
Più che strano, straniante.
Ora, però non ho in nessun senso la forza di andare oltre.

Notte a tutti,
fate bei sogni.

mercoledì 2 giugno 2010

Botero.

Ci sono delle sensazioni che non mi riesco a spiegare,
felicità che mi impedisco di avere.

Vi capita mai di avere un forte blocco nell' affrontare le cose, in particolare positive?
Mi spiego meglio: vi capita la mai di temere l'arrivo di qualcosa di buono?
Angosciare l'attesa con mille dubbi, timori remoti e paranoie?
Vi capita mai di cercare di fuggire da tutto questo?

A me si, sempre e non mi spiego perché.
    
(Questa fotografia è davvero splendida.)
Oggi stando ai calcoli dovrei avere davanti
un bel  pomeriggio ed una piacevole serata,
cosa rara,
ma non riesco a godermi la sensazione.

Inoltre da un po' di tempo l'idea di mangiare in compagnia non mi rassicura affatto.

Oggi al telefono una mia cara amica mi ha confessato di avere perso altri 4 chili e mezzo, in aggiunta ai 10 e rotti già smaltiti.
Sono stata felice, davvero.
Lo sono.
E' solo che mi sento un'incapace. 
Sono anche questo.

Io non ci riesco.
Non so se ci riuscirò mai.

Più  tardi la vedrò e il senso di inadeguatezza, unito alla felicità per lei, farà sicuramente le capriole.

La bilancia oscilla vertiginosamente facendomi gioire e rattristare a velocità record.
Con lei la mia testa, i miei pensieri sempre più ossessivi.
Alla fine io non so quanto peso, forse è meglio così.

La smetterò mai di sentirmi così ingombrante e goffa?
Bah.

Ode a me, dunque:

Oh incanto della cicciona


Gamba di grandezza elefantina





Che al grasso si abbandona


Oh maestà divina
Della coscia avvolta in gelatina
…Evviva le adipose
adoratrici dello sforzo nullo
che lasciano le odiose
fatiche al mulo
e mangiano tutto ciò che ingrossa il culo. 
                                             Botero